Shakespeare, e la tecnologia. Succede ad Erba
Erba nel 2011 è diventata la città di Shakespeare, e a buona ragione, visto quello che i Licini stanno facendo.
Dopo aver visto un servizio al Tele Giornale Regionale di Rai3 i Green Geek sono andati ad Erba a provare il circuito dei sensi dei Licini, gli adepti del Licinium. Il Licinium è il teatro, da cui nasce l’accademia per celebrare la lunga e prestigiosa storia del teatro Licinium, recuperato e restaurato. L’unico teatro Shakespereano “sotto le stelle” in Italia, una droga per persone come me. Per ora posso solo rimpiangere di essermi perso l’Otello, in calendario lo scorso anno, ma dopo quest’esperienza so che non mi perderò nessuno dei prossimi.
Seguiamo il percorso completo, iniziando alle 20 con una cena “conviviale“: una grande tavolata unica, una 50ina di posti disposti per il lungo, sulla quale i commensali vengono invitati a socializzare, comunicare e dialogare con gli altri ospiti. Nemmeno 10 minuti e il ghiaccio è rotto, sappiamo tutti i nomi dei commensali e stiamo discutendo su quale drink assaggiare, se l’alcolico Marcantonio o il più delicato e sensuale Cleopatra. Da li a scoprire qualcosa ognuno della vite dell’altro è un attimo, ma si ricorda, perchè non accade spesso con degli sconosciuti al ristorante, Cena a tema, con assaggi dal sapore Elisabettiano, 9 porzioni per piccole composizioni d’artista. Il menù, va sottolineato (per le forchette pretenziose come noi, almeno in quantità), non è in grado di soddisfare i bisogni di una cena, ma è uno stimolo per i sensi e per il gusto, per prepararsi all’angoscia ed alle emozioni dello spettacolo che da li a poco delizierà gli altri sensi. Per chi come noi abbonda, si consiglia un antipasto prima della cena, nei dintorni.
Ovviamente a vedere Shakespeare non si possono trovare che persone interessanti, e la tavolata di una decina di nuovi (e per una sera) amici non smette di comunicare e confrontarsi nemmeno durante un piccolo incidente che coinvolge la capo redattrice di Milano da Bere: pochi istanti e il sorriso ed il buon umore dato dalla situazione portano tutti a ridere del disguido, e a brindare alla Romana (o alla Egiziana) a che lo spettacolo abbia inizio.
Intrattenuti dall’ospite e splendida presidente dei Licini, Luisa Rovida De Sanctis, che si premura di salutare e farsi raccontare le sensazioni dei presenti, passiamo dalla tavolata alla splendida location del teatro all’aperto. Un anfiteatro con un migliaio di posti a sedere, nella splendida ambientazione del parco, privo di scenografie mobili o strutture. Scelta ardita, è il mio primo pensiero, ma dovrò ricredermi, la tecnologia mi stupirà (e con me non è facile).
Questa stravagante compagnia, fatta di 4 attori professionisti e una 30ina di comparse arruolate tra i paesani volontari, porta in scena Shakespeare, ma con una sfida che pochi si permettono: porta in scena nientemeno che l’Antonio & Cleopatra. Una delle opere più difficili dell’inglese, che passa da scenografie lussureggianti della Roma Cesariana ai vasti deserti D’Egitto, passando per Atene e per il mare che divide il regno.
La spettacolo che inizia lascia tutti a bocca aperta: un ardito, e ben riuscito, gioco di scenografie digitali multi layer permette din interagire con la struttura dell’anfiteatro, agendo sui dettagli. Le colonne, vere e fisiche, della struttura mutano a ritmo della storia, passando da possenti e fastose (come il regno di Marcantonio) a decadenti e decrepite, quasi crollanti, grazie alla magia del digitale. Il passaggio da un regno all’altro avviene in digitale, con sfondi realistici e studiati nel dettaglio che trasportano da Roma ad Alessandria passando per onde e tempeste marine. La battaglia contro Ottaviano si tramuta in un gioco di luci e colori, di travi che esplodono e sangue che scorre, raccontando (senza bisogno di variare una scena e senza un tempo morto, il tutto a favore del coinvolgimento e del pathos) la ritirata delle 60 navi di Cleopatra senza fatica e senza interruzioni.
Attori coinvolgenti, dinamismo, reinterpretazione (come da libretto d’accompagnamento all’opera, alcune figure sono state eliminite ed il numero delle comparse visibilmente ridotto, con un doppio incarico per una fantastico Eros, peraltro interpetato da una donna che difficilmente si fa capire essere tale) e fantasia. Non troviamo Ottaviano, fratello di Ottavia, sostituito da Cesare per semplicità di esposizione, ed alcune battute storiche sono state attribuite a differenti attori. Ciò nonostante la storia risulta scorrevole, passionale e penetrante, trasporta e fa sognare. L’uso della retro prioezione digitale animata rende facile e veloce il cambio di scenografia, ed il trasporto ed il coinvolgimento che ne derivano sono totali.
Molto difficile muovere delle critiche, esaltati dalla bella Cleopatra, perfettamente interpetata da Marta Ossoli, che riesce a rendere viva e percepibile l’incoerenza del personaggio, totalmente rapito dalla sua bellezza da ricordarci qualcuno che nella vita abbiamo conosciuto. Realismo, coinvolgimento del pubblico, effetti scenografici di grande impatto e di eccelsa qualità fanno di questo spettacolo una perla rara che difficilmente ritroverete altrove. La magia della serata, segnata dal rischio di un temporale con turbinio di vento e di foglie in volo, hanno fatto da ciliegina sulla torta rendendo ancora più realistica e coinvolgente l’esperienza sensoriale che si stava vivendo.
Un 10 è il minimo che si può dare come valutazione, ad uno sforzo che vede coinvolte tante persone per deliziare, coccolare e far sognare gli amanti delle tragedie Shakesperiane, riportandoci con il gusto, con la mente e con il cuore veramente li, tra Alessandria e Roma, almeno per qualche ora.
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