Breviario per imprenditori, vecchi e nuovi
Dopo quasi 20 anni di lavoro, e gli ultimi 6 passati a gestire un’azienda oggi (ferragosto) è uno di quei giorni in cui mi ritrovo a tirare le fila di tanta fatica e sudore versato. E, anche se è dura ammetterlo, l’unica certezza che si può avere è che questo non è un lavoro per gente onesta.
Non è una critica a me stesso, penso di esserlo (onesto) ed aver sempre cercato di essere coerente coi miei principi, ma è un po’ come quando vai in macchina: non conta quanto tu sia bravo a guidare, un imbecille che ti taglia la strada e provoca un incidente lo trovi. E quando guidi su questa, di strada, ti accorgi che la regola base del mestiere è, purtroppo, cercare di arraffare il più possibile.
Certo, sono un caso strano, quando ho dovuto scegliere e potevo ho investito in risorse umane, formazione, ricerca e sviluppo. Ma presto ti accorgi che è un mondo in cui non basta girare con il coltello tra i denti, devi avere anche una beretta e il colpo in canna. Si, perchè a partire dal sistema bancario fino ad arrivare al medio piccolo imprenditore per lo più hai davanti degli Schettino.
Lo Schettino medio ha uno scopo: fare quanti più soldi ed avere più fama possibile. E per fare questo di norma è disposto a tutto. I miei casi umani migliori vanno da quello che continuava a ripetermi “fidati di me” (uno dei primi segnali che vi deve mettere in guardia) a quello che evidenziava come lavorassi sempre allerta, come se qualcuno volesse “inchiappettarmi”. Ovviamente hanno entrambi dimostrato che avevo perfettamente ragione ad avere dei forti dubbi, il primo interrompendo i pagamenti e lasciando un conto di alcune decine di migliaia di euro, il secondo riciclandosi qualsiasi mia idea a lui espressa nei 6/7 mesi in cui abbiamo collaborato. Diffidate di chi nota la vostra diffidenza, chi è in buona fede la capisce e la affronta coi fatti, non con le parole.
Le banche: preparatevi, siamo il paese degli Schettino, e ogni banca che vi avrà di fronte partirà considerandovi tali, anche se non lo siete. Vi basta essere voi stessi per dimostrare cosa avete da offrire, penserete. No, non è vero, dipende tutto da quanto potenti sono le vostre amicizie o le vostre parentele. Quando gestivo l’IT di una business bank potente, il cui management oggi è tutto inquisito per frode agli investitori, le banche mi davano 100.000 € a credito futuro senza battere ciglio. Oggi mercanteggiano per 30.000 € come con tutti i loro clienti, applicando interesse d’usura sugli stessi conti correnti su cui sono passati 1/1,2 mio di Euro in questi anni, su cui ho pagato tasse e contributi e su cui devo pagare anche la tangente a loro.
Gli imprenditori ricchi: l’altro classico e caratteristico fenomeno, che di solito distingue quella fascia di imprenditoria definibile ricca, è quello della massimizzazione del guadagno. Questo, sempre, a spese di chi il guadagno glielo garantisce, che a mio avviso è un controsenso in termini. La nostra teoria guida è sempre stata meglio una torta da dividere in tanti che una merda da soli (che spesso è il risultato di questo modo di agire), ma non tutti colgono la sottigliezza del concetto. Il clichè classico di questo tipo di “imprenditore” (squalo) è la continua, ossessiva e ripetitiva critica alle regole del sistema. Il costo dei dipendenti, le tasse, il governo….e nel frattempo tengono i camerieri a part-time facendoli lavorare le 6 ore delle 10 al giorno di differenza in nero, dichiarano un terzo del fatturato che fanno, intestando tutto ad una partecipata alla Bahamas per pagare meno tasse. I loro dipendenti non arrivano a fine mese, ma loro ad Agosto sono sulla barca ormeggiata a Maui a godersi il sole, e la differenza tra ciò che quegli stipendi hanno prodotto a lui invece che a chi ha lavorato.
Se poi si sale alle upper classes si arriva alla creme: l’alta finanza e i derivati sono una truffa legalizzata, e i gestori di fondi e patrimoni giocano prima con i derivati, poi con le rinnovabili (focus particolare: fotovoltaico) rubando in grande stile milioni di euro, Berlusconi sul tema docet. Questi spesso sono quelli che rimangono più nell’ombra, non hanno linkedin e nemmeno facebook, e preferiscono che il mondo nemmeno conosca i loro nomi. Quando la borsa “brucia milioni” nulla va in fumo, li sta semplicemente dando a loro, togliendoli a casalinghe, investitori medi e da basso rischio. In teoria basso, tanto quando firmate un contratto non vi spiegano bene che rischi correte davvero, e in questa lista ci va Parmalat, e le grandi truffe finanziare del decennio in corso. La differenza con l’America è che li finisci al carcere a vita, per reati come questi.
E per ultimo c’è confindustria e tutto il mondo industriale. Si, quello che tiene da 10 anni gli operai in cassa integrazione, usa i soldi dello stato per gestire una azienda che per legge dovrebbe essere in mani pubbliche, e che si vuole trasferire all’estero. Sempre in quel mondo quello che contraddistingue il settore è la totale prevaricazione pubblica del diritto sindacale: come per Alitalia basta fare una bad company, riassumere nella newco il personale, ma anche se l’azienda è la stessa, il tutto con contratti peggiorativi e con stipendi minori. Tu sei il dipendente, l’alternativa è stare a casa, allora accetti. Ecco, mio nonno ha imbracciato un fucile anche per dare a noi cose come i diritti sindacali, per il rispetto che ho per lui credo che ci sia qualcosa di sbagliato in tutto ciò.
Da cosa diffidare: in primis dal classico detto, se è troppo bello per essere vero è Ponzi. Ogni caso in cui mi sono trovato davanti a proposte e idee che avrebbero rivoluzionato il mio fatturato a proporle erano truffatori. Non vi fidate delle promesse degli startupper (italiani), sono quasi sempre alla ricerca di modo per fare più soldi di quelli che il mercato permetta, e se l’obiettivo non è raggiungibile da li in poi sarete carne da macello. Non credete alla favola del coworking e delle reti che questi apparati creano: la maggior parte sono solo modi per far soldi affittando una scrivania. Nessun interesse per il contenuto umano e tecnologico che vi è all’intero, l’unico interesse che muove la maggior parte di questi apparati è far soldi, non fare rete. Di eccezioni ne ho incontrate poche, una ad Alessandria, e una a Milano (e non solo, ciao Massimo e ciao Mico). Diffidate da quelli che trovate in Rete e che usano il loro facebook con 5000 amici come una bacheca pubblicitaria, e non come un luogo sociale dove passare dal criticare (pubblicamente) ciò che non va nel sistema ad un luogo sociale in cui parlare di dove si va in vacanza e cosa si fa nella vita. Il social network è una strana bestia, ma è tutto fuorchè una piattaforma auto promozionale di quanto si è bravi e basta. Sulla mia bacheca troverete dei bellissimi “vaffa” di chi non è d’accordo con me: questa si chiama trasparenza e rispondere anche alle critiche si chiama coerenza. Diffidate dei fenomeni di massa: ri postare ossessivamente qualsiasi cazzata venga pubblicata non è social, è stupido, e quando si condivide qualcosa, per implicito valore del termine, lo si condivide. Pensate con la vostra testa. Diffidate dei cattivi giornalisti: il mercato ne è pieno, e usano quello che avete da raccontare principalmente per risultare interessanti e politicamente corretti, e più siete giovani più siete (potenzialmente) carne da macello. Quando un giornalista vi contatta o racconta la vostra storia prima controllate il suo linkedin o cercate in rete: molti di questi dovrebbero lavorare in miniera, l’altro 50% lo fa perchè ci crede, è facile capirne la differenza osservando.
Di cosa/chi fidarsi: incubatori d’impresa e parchi scientifici e tecnologici, dove esiste ancora (davvero) una spasmodica ricerca di innovazione e sviluppo. Non hanno la stessa cassa di risonanza degli startupper o dei facebook famous, ma sono la vera risorsa di questo paese. Sono spesso capitanati da uomini senza gloria, le cui gesta non vengono decantate dalla stampa come epiche, ma dovrebbero esserlo. Dei vostri collaboratori: non sarà facile trovarne di fidatevi, non smettete mai di cercare, esistono.
Non mi reputo ne più ne meno bravo di altri imprenditori, come tutti passo la maggior parte del mio tempo a scontrarmi con la burocrazia e le banche, due guerre perse in partenza, ma dopo così tanto tempo passato su questa strada mi sento in dovere di fare una riflessione: dobbiamo cambiare strada.
Si, perchè se in questo paese non portiamo un vento di rinnovamento, se non abbandoniamo le vecchie regole e le vecchie logiche e politiche, se non ci togliamo di dosso questa patina di nepotismo e avidità spasmodica non daremo speranze al paese. Finchè gli imprenditori passano la vita a fare a gara a chi incula di più l’avversario, invece di fare rete, finchè non capiremo che non ha senso finanziare una start-up per ogni idea (anche se uguale ad altre 10 applicazioni che già esistono), ma che ha più senso finanziare il doppio per 5 idee che unite fanno la differenza, finchè non la smettiamo di copiare (male) quello che fanno gli altri e non riprendiamo ad inventare, finchè la maggior parte dei soldi rimangono i tasca all’imprenditore, e non capiamo che è meglio far guadagnare adeguatamente chi questo lo permette, e poi noi, non usciremo mai dalla crisi.
L’unico risultato di politiche simili sono risultati qualitativamente scarsi: chi lavora sfruttato innova e produce molto meno di chi è motivato a ha un obiettivo. Finchè il capo cuoco del mio ristorante è assunto come precario e a tempo determinato non inventerà mai il piatto che fa diventare famoso il mio ristorante (e qui cito Lattughino e il suo premio Gambero Rosso Adwards, uno dei pochi imprenditori onesti che ho incontrato in questi anni, sono pochi ma li stimo tutti, anche gli ex clienti) , così come non farà mai una app rivoluzionaria o la piattaforma web più usata d’Italia.
Le prime cose da fare: Leggete Gary Hamel (the future of manegemement), leggete la storia di Enzo Ferrari (di cui ricorre l’anniversario della morte oggi), leggete i libri di Bill Gates, aggiornatevi e non smettete mai di studiare. Informatevi, leggete e createvi un vostro punto di vista sulle cose, la massa spesso è stupida, ed il fatto che una news abbia decine di retweet non la fa essere vera. Confrontatevi e chiedete, la rete è uno spazio utilissimo a dare un indirizzo alle vostre idee, usatala sensatamente e vi aiuterà a crescere.
Alla luce degli ultimi episodi dei controlli della guardia di finanza che ha individuato il 14% delle pompe di benzina modificate per truffare, il 40% dei commercianti delle località turistiche famose a sotto dichiarare del 50% i loro proventi, l’ex presidente del consiglio a truffare per milioni di euro lo stato, i tassisti a rapinare i turisti e così via. dobbiamo farci delle domande, credo. Siamo un paese di peti e viaggiatori, o principalmente di ladri?
Quindi o ci abituiamo a questa crisi, aspettando la guerra civile (la guerra dei bottoni, peraltro, perchè non ci saranno nemmeno i soldi per le pallottole) o cambiamo direzione al paese, iniziando ad applicare nuove visioni e nuove politiche al mercato. Fare rete, collaborate, siate pubblici e trasparenti, usate i social media non per farvi pubblicità ma per essere parte di un mondo….fa sorridere dirlo, ma è quello che sta facendo il papa. Ecco, imprenditori o futuri tali, osservatelo, e imprenditori già in carriera, scendete dal predellino del vostro ego, abbassatevi a livello dei vostri soci, partner, collaboratori e iniziate a farvi una birra e quattro chiacchiere con loro, per capire dove state sbagliando, e facciamo ripartire questo benedetto paese con un po’ da sana, vera economia. Se non credete a me, almeno, osservate il papa.
un Agnostico, che osserva