L’uomo, le api e le rinnovabili: ce la faremo?

30 Agosto 2012 di Mauro Lattuada
Robin Hood
Categoria: Ambiente ed Energia / Sherweb | Commenta

Se muoiono le api noi moriremo tutti. Non lo dico io, lo dice qualcuno a cui dicono che io assomigli, Albert Einstein. Si, disse che se muoiono le api il mondo in meno di 4 anni sparira’, e di conseguenza noi. Senza le api non si impollinano i fiori, non crescono, e pian piano tutto muore. Sta succedendo, purtroppo, non che le api muoiano, ma che il normale ciclo della vita e del corso delle cose stia cambiando. Non parliamo di api, ma parliamo d’acqua, e non dell’acqua che vogliamo privatizzare, ma di qella che la natura ci fa spesso cadere in testa sotto forma di pioggia. Insomma, se la pioggia smette muore tutto.
Stasera finalmente a Milano piove, dopo settimane, ma un po’ per deformazione professionale (per lavoro produco una tecnologia innovativa che scalda le case a basso costo e con combustibile ecologico, quindi noto quando arriva la pioggia, la neve ed il freddo), un po’ per interesse da osservatore avevo notato che lo scorso anno le precipitazioni erano state ai minimi storici. Non nei totali della quantita’ di acqua caduta al suolo, sia in Liguria che in Lombardia in giornate diverse in un sol giorno e’ caduta, tutta insieme, la pioggia che normalmente cade in 4 mesi (con conseguenze che tutti ricordiamo) ma la neve non si e’ vista fino a fine Dicembre, e le precipitazioni ‘regolari’ (quelle che riempiono i terreni, che man mano filtra, arriva ai ruscelli, che scendono i fiumi e che poi vanno al mare) sono state pochissime. Quando piove troppo in breve tempo il terreno non ha il tempo di assorbire l’acqua ed incanalarla secondo il normale corso della natura, e renderla al suo ciclo naturale in maniera adeguata. L’acqua scende a valle tutta insieme, tutta di colpo, e si porta dietro tutto. Nel caso della Ligura, come aveano dimostrato anche molti studi ben prima dell’alluvione, cio’ che l’uomo aveva modificato (i  letti dei fiumi) il fiume si e’ ripreso. Cosi’ abbiamo visto Aulla riprendere la forma che aveva secoli addietro, e il Magra (colui che divide il Ligure dal Toscano, lo definiva Dante) si e’ portato a valle le migliaia di tonnellate di terra che l’uomo aveva spostato a monte.
L’altro fenomeno che a molti e’ passato inosservato e’ che per il primo anno abbiamo avuto la siccita’ invernale. Si, avete capito bene, fiumi come l’Adda sono scesi ai regimi estivi, ma non ad Agosto, ma a Novembre. Il livello, nel caso specifico dell’Adda, era talmente basso che alcune associazioni di volontariato han dovuto andare a fare i cercatori d’oro, per estrarre con la stessa tecnica dei cercatori d’oro le delicatissime uova di trota. Le uova venivano abbandonate dalle madri per colpa del livello eccessivamente basso delle acque, che avrebbe potuto intrappolarle sui lati del fiume dove da sempre depositano le loro figliate. Cosi’  volontari cercatori di uova le hanno prelevate, per portarle in cattivita’, garantirne la nascita e rilasciare poi i pesci appena in condizione di arrangiarsi. Mentre noi ci lamentavamo di non poter sciare nemmeno sui ghiacciai loro stavano cercando di salvare il fiume. Io sono andato a stringergli la mano.
Poi l’inverno e’ passato, con poca neve e poca pioggia, ed arriviamo ad oggi, a scoprire che parte di quei pesci stanno morendo perche’ le foci dei fiumi, e lunghi tratti del fiume stesso, stanno diventando salati. Si perche’ la portata dei fiumi e’ talmente ridotta da creare l’effetto riflusso, riflusso che porta l’acqua del mare a risalire il fiume e a portare sale (e pesci estranei all’ambiente fluviale) in posti dve non dovrebbero stare. E l’Adda ha sempre meno acqua, e si chiede di aprire le dighe.
Ma l’altra, ennesima, conseguenza che non notiamo e’ che la bassa portata dei fiumi si trasforma in bassa portata dei laghi, che non riescono cosi’ a soddisfare le esigenze dei campi coltivabili, e nemmeno quelle delle centrali di produzione elettrica. Le nostre centrali faticano, e producono poco, e cosi’ ci tocca ‘spingere’ sul carbone (non se la prendano gli operai della Sulcis), alimendando ancora di piu’ quel fenomeno che porta le pioggie a non cadere.
Cosi’ stasera posso dir di esser felice di questa pioggia, speriamo che duri, perche´ se smette e se non arriva lei, la neve e non si chiude un ciclo che naturalmente dovrebbe fare il suo dovere siamo davvero in pericolo, e non ci sara’ bisogno dei Maja o di altre teorie strane, avremo fatto tutto da soli.
Insomma, da domani anche voi come me fate la danza della pioggia, e quando vedete una buia giornata grigia di nuvole pensate positivo: finche’ c’e’ pioggia c’e’ speranza.

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