Un saluto da Lambrate e dall’Ortica a Giuliano
Caro Giuliano, ci siamo sempre dati del tu, e dopo tre anni dalla tua vittoria come Sindaco durante i quali ci siamo persi di vista mi sento di doverti scrivere. Non è la prima volta che scrivo al nostro Sindaco, pubblicamente, e quando lo faccio significa che c’è un problema.
Si, perchè penso che gli impegni presi vadano rispettati, e io e te avevamo un accordo, non scritto ma morale, che partiva dalle periferie e si muoveva sulla cerchia esterna della città passando dall’Ortica (a 3 km da Milano) alla Barona ed alla Bovisa, passando per le cascine rurali (Cuccagna e Cavriano per prime, che ci hanno sempre ospitato e supportato in quelle settimane convulse), attraversando l’anfiteatro di Gorla, i centri sociali dell’Isola, Quarto Oggiaro e tutte quelle zone che un tempo avevano una loro identità. Quelle zone che io e Gabriele Ghezzi abbiamo incontrato, quelle in cui abbiamo parlato di sicurezza e di cittadini, quelle in cui abbiamo rassicurato tutti perchè con il cambio di governo della città sarebbe cambiato tutto.
Il patto era partire da li, dalle periferie, a pensare ad una Milano migliore, quella che chiamavamo Milano arancione, cercando di tutelarle, renderle sociali, riportare la gente in piazza. Questo vi dissi, e questo mi impegnai a fare, non pagato e non collegato ad alcun partito, libero ed indipendente come sono sempre stato, alla testa di comuni cittadini enti ed associazioni che si sono unite a quella battaglia sociale volontariamente, mettendo a disposizione tempo e risorse.
Quelle periferie a qualcuno interessano, lo sappiamo perfettamente, lo abbiamo scoperto ancora prima di portare te e gli altri candidati alle primarie alla Festa di Ortica a confrontarvi con i cittadini, insieme ai politici di tutte le parti. Si, perchè abbiamo sempre pensato che la buona politica non abbia colore, e che la destra e la sinistra debbano fare fronte comune contro l’illegalità, il degrado, l’abbandono di aree e la perdità di identità delle periferie.
Oggi, così tanto tempo dopo, tiro le fila del risultato sociale di quell’impegno e di quelle serate passate nei commissariati a discutere con la Digos su cosa fare, a difendermi da accuse e minacce, a portare come libero cittadino la croce di aver riportato il piazza la gente in una piazza in cui di solito ci stanno i pali, e non parlo di lampioni, che monitorizzano e riferiscono fatti e movimenti. Ho messo a rischio molto in quelle settimane, e come me tanti alti, l’abbiamo fatto a testa alta e con coraggio, perchè si parlava del futuro della nostra zona e della nostra città.
Si parlava in aprire all’interno della struttura che ospitava il mio show room un centro anti mafia in collaborazione con Libera, che incontrasse i cittadini e potesse attivare meccanismi di tutela in casi (come quelli accaduti) di stranieri con furgoni bruciati o velatamente minacciati. Ci siamo lasciati con un progetto per mettere una area gioco bimbi in piazza Ortica, piazza in cui abbiamo riunito cittadini, cattolici, poliziotti, amici e politici.
Prima sono tornati gli incendi, 5 consecutivi in poche settimane, uno dei quali ha visto anche l’accidentale morte del maresciallo dell’Ortica, che era corso ad aiutare i condomini coinvolti, e poi ci ritroviamo oggi, dopo che ho appena ricevuto la chiamata in lacrime di una delle donne che erano con noi all’Ortica (l’attrice che nel cortile di San Faustino ha raccontato a tutti l’esperienza agghiacciante del terremoto a l’Aquila), che mi avverte che il locale storico più vecchio dell’ortica, il ristorante Gatto Nero, ha chiuso e stanno abbattendo il bellissimo camino secolare, locale dove per 45 anni hanno girato artisti, persone comuni, ladri e famiglie. Quello che ha ospitato Bisio e Benvenuti al Nord, l’ultimo dei pilastri dell’Ortica. L’uomo con la barba bianca e i cavalli se ne va, e lascia sconfitto (dopo 45 anni) la sua sede storica. Lo fa perchè non ce la fa più, e prima di lui l’abbiamo fatto noi, abbandonati al destino di un quartiere sempre più infiltrato e degradato, ed ora nella sede di quello che doveva essere un centro di legalità aprirà una grande, grandissima sala giochi. Ecco, questa la chiamo la ciliegina, al centro dell’Ortica e a poche decine di metri da un a chiesa e davanti all’unico parchetto della zona. Noi, da quel parchetto, siamo andati pian piano ad allontanare tossici ed ubriaconi quando ci siamo trasferiti li, quel parco l’abbiamo pulito, ci abbiamo ospitato voi, ci siamo rivisti per la castagnata contro le mafie dopo che l’auto del presidente della cooperativa edificatrice dell’ortica era stata presa a sassate, abbiamo cercato di difenderlo e di riportare un po’ di legalità.
Ora quella piazza (come tutto il quartiere) dal giovedì alla domenica è avvolta nella potentissima musica del Beah Club, che ci allieta (anche a me che vivo ben 3 chilometri più in la) con musica oltre i limiti sia legali che civili fino alle 5 di mattina, ma i vigili sono troppo impegnati a sparare agli innocenti al parco Lambro alle due di pomeriggio invece di intervenire sulle problematiche stradali, di sicurezze e di disturbo della quiete pubblica. Se questo è il risultato dell’unica cosa che ti ho sentito dire sulle periferie, l’effetto del decentramento, grazie ma non è questo ciò che volevamo.
Volevamo più servizi, non un aumento continuo ed ossessivo di nuove case che continuano a sbucare senza un piano regolatore, senza parcheggi adeguati, senza una viabilità funzionale. Volevamo asili, parchi gioco e di ritrovo, non sale giochi o vendo oro autorizzati con i vostri permessi pronti a riciclare i proventi delle rapine, volevamo i vigili a presidiare, non ad inseguire ragazzini che fanno risse aprendo il fuoco a pochi metri da mamme e bambini, volevamo la notte bianca del quartiere fatta con i commercianti e i ristoratori della zona, e gli unici che le fanno ora sono i centri massaggi cinesi, il The Beach con la sua musica, e la farà X Factor, con i suoi 124 alberi abbattuti nel parco Lambro per mettere tenso strutture e studi di registrazioni, con impatti assolutamente imprevedibili sulla viabilità di tutta la zona. (viabilità peraltro già in profonda crisi nella zona)
Il quartiere degli architetti si trasforma, durante il salone del mobile e le altre tappe mondane, e senza che venga pagata una imposta, senza che venga rispettata una regola diventa terra di nessuno in cui è impossibile circolare. Strade trasformate in bazar, ma con viabilità non regolamentata, con orde di visitatori, bottiglie di birra, baracchini stabili di panini non autorizzati e bancarelle senza permesso, e di nuovo i vigili di quartiere, che fanno finta di intervenire e non presidiano (nonostante gli esposti), anche se chiamati 10 volte al giorno. Li stessi che vennero a minacciare noi, perchè senza le autorizzazioni che il comune ci bloccava eravamo considerati banditi ad organizzare una festa di quartiere auto finanziata, e ci avrebbero denunciato, sanzionato e punito. Puoi capire quanto la nostra fiducia nelle istituzioni e nella Polizia Municipale in questo periodo sia scesa sotto lo zero. E quando finisce il salone rimangono i camper dei ROM, che senza aree adeguate sono costretti a vivere per strada, bivaccando lungo i marciapiedi creando zone di degrado, accumuli di sporcizia, e situazione di pericolo percepito per le persone che passeggiando se li trovano saltare giù in mutande dai camper. Non è dignitoso, ne’ per loro ne’ per noi, hanno diritto a posti attrezzati con acqua, servizi igienici, e noi di sicurezza per le nostre famiglie.
Non è andata molto diversamente anche a tanti degli interlocutori volontari che si sono schierati per supportare te e la tua giunta, convinti che un domani sarebbero stati almeno interpellati ed ascoltati per fare con tutti le scelte migliori. Invece il mio telefono, come quello di quasi tutti, ha smesso di suonare decine di volte al giorno per organizzare, fare, e gestire, è diventato muto, come pian piano e tornato muto (ma non silenzioso) il quartiere, scivolando lentamente nel torpore da cui avevamo cercato di scuoterlo, riaprendo spazi e strutture ad infiltrazione, spaccio, gioco d’azzardo, illegalità, murales per cui nessuno protesta. Questa non è la città che volevo io e che volevano tutti quelli che stavano sotto quell’arcobaleno il giorno in cui ci siamo illusi di poter cambiare qualcosa.
Quanto ti ho raccontato è ormai accaduto, non è possibile mettervi una pezza, ma rileggendo dal tuo libro i passaggi in cui parli della festa dell’Ortica, di noi cittadini ho pensato che questo fosse il solo modo per farvici pensare, e per chiedervi, a nome di tutti, di iniziare a fare qualcosa (oltre la propaganda), qualcosa che ci faccia tornare a percepire il quartiere come sicuro, vivibile, e non come il disastro ingestibile che sta diventando quello che ritengo uno dei più bei quartieri di Milano, quello che vi avevamo chiesto di aiutarci a difendere.
Con spirito costruttivo, e con la speranza che qualcosa cambi in fretta
Mauro Lattuada, ex. della “banda dell’Ortica” sul malgrado ;-).
Per inciso, da quando non sono più li non c’è più nemmeno il wifi: mettetecela un’antenna!!
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