La deriva del derivato
Il 10 agosto scorso è successo, dopo mesi di attesa: il primo sciacallo si è mosso e subito altri sciacalli si sono messi in coda. La notizia è che Goldman Sachs ha (s)venduto 2,3 miliardi di titoli di stato Italiani, facendo subito cambio con CDS (Credit Default Swap) sempre italiani. Quasi a dire al mercato che nonostante il premier Mario Monti sia stato un loro dipendente non si fidano, non ci credono e svendono i nostri titoli di stato per assicurarsi sul rischio fallimento Italia. Per essere precisi nel corso del secondo trimestre dell’anno Goldman Sachs ha venduto il 92% dei titoli che deteneva e la rincorsa alla vendita non si è fatta attendere.
Già, ne sentiamo sempre parlare, ma cos’è un derivato?
Un derivato è un prodotto misto, che riunisce mondi che per alcuni sarebbe stato meglio continuare a tenere lontani, il mondo assicurativo ed il mondo bancario. Nei casi peggiori questo permette la creazione e l’utilizzo di prodotti “magici” che hanno impiccato enti, comuni, aziende e privati in questi anni.
Sì, perchè siamo a nostra insaputa (un poco come l’ex ministro Claudio Scajola) vittime dei derivati e di chi ha creato simili magici prodotti finanziari che permettono di assicurarsi su un rischio di un terzo a insaputa sua e, spesso, ad insaputa del cliente stesso che ha sottoscritto in contratto. Quando te lo fanno vedere un derivato è come una donna senuale e provocante, che rende molto più di quanto costa, ma difficilmente qualcuno ti spiega che rischio stai pagando. Il concetto è semplice, anche se finanziariamente complicato: tu paghi il premio di una assicurazione che copre un rischio, ad esempio di un’azienda. Finchè l’azienda galoppa, macina utilli, tutto va bene, ogni mese i tuo derivato rende bene e giustifica abbondantemente l’investimento. Poi una mattina nasce un competitor di quell’azienda, con più capitali e più amici e l’azienda inizia a vacillare e a lottare per stare sul mercato. Il derivato gioca su questo, sul passaggio (non proporzionale) dell’indice di rischio da lieve a grave, e man mano che la lancetta punta sul “male” la perdita che il derivato può provocare rischia di diventare enorme, molto di più rispetto a quando puntava su lieve o rischio inesistente.
La domanda che sorge spontanea a chi è oggetto di derivato è: se rendo molto di più in caso di fallimento che in caso di buona economia, che interesse ha chi si è assicurato sul mio rischio? Vedere il mio successo planetario e macinare piccoli guadagni, o vedermi in ginocchio vicino al baratro ed al fallimento, ottenendo guadagni da capigiro? Non serve una laurea per arrivarci: meglio se stai in ginocchio…
La connivenza tra i due mondi è già nota per essere stata alla base dei subprime, la maggior parte dei quali era garantito e la stessa banche che ti vendeva il mutuo si faceva pagare da te cliente l’assicurazione per l’eventuale non pagamento del medesimo. Peccato che se poi non paghi le rate del mutuo questa garazia sia totalmente inefficace dal lato cliente (che ha pagato il premio, quindi dovrebbe essere il garantito); nella peggiore delle ipotesi servirà a pagare la differenza tra il guadagno proveniente dalla vendita della tua proprietà e il valore del mutuo non pagato.
Così Goldman Sachs, a mio avviso, ci ha servito il cappio dopo aver costruito il palo di supporto: ha venduto i nostri titoli di stato, dichiarando la fine della fiducia nei confronti del sistema Italia e del Governo Monti, si è ben assicurata a suon di CDS nel caso di fallimento dell’Italia stessa. Non ci credo e mi paro il sedere nel caso in cui abbia visto giusto. E a GS si sono già allineati altri detentori del nostro debito, che hanno immediatamente iniziato a lasciarci soli.
Falcone diceva che il problema non è quando arrivano le minacce, ma quando le minacce cessano e dal rischio di avere dello sciacallaggio finanziario di agosto siamo passati alla realtà di operazioni pubbliche, che creano seguito nel giorno in cui la Cina deve ammettere che il suo PIL è fermo, nonostante tutti gli sforzi per far sì che queso non accadesse. Nel gorno in cui la Fornero dichiara che fare azienda in Italia non conviene, meglio comprare BTP, GS ci spiega che è molto meglio assicurarsi sul rischio di nostro fallimento, che investire sull’azienda italia. A modo loro, hanno ragione entrambi…
NDA: L’immagine dei derivato è estratta (e linkata) dal sito Movisol, che ringrazio per la chiara e semplice esposizione di cui ho approfittato, e che potete vedere qui
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