Ricapitalizzare sulle spalle della clientela

30 Aprile 2009 di Luca Spoldi
Fra Tac
Categoria: Finanza | Commenta

A fare da apripista era stato Unicredit, collocando il 20 aprile scorso un bond triennale, scadenza 27 aprile 2012, rendimento pari a 4,125% e prezzo di emissione di 99,931% per 1 miliardo di euro (a fronte di 1,6 miliardi di euro richiesti), ovvero 190 punti sopra il tasso swap. Poi è toccato al Montepaschi, tornato sul mercato con un bond quinquennale da un miliardo di euro che rende addirittura il 4,75%, in questo caso 205 punti base sopra il tasso swap di riferimento. Entrambe le emissioni non prevedono neppure il ricorso alla garanzia legale dello Stato in caso di default dei due emittenti, ma i sottoscrittori non se ne preoccupano: sanno che le banche guidate da Alessandro Profumo e Giuseppe Mussari sono “too big to fail”, specie dopo che si è visto cosa succede a fare i liberisti “sul serio” e a lasciar fallire istituti del calibro di Lehman Brothers.

Chi sottoscrive questi mirabolanti bond (al confronto un Btp a due anni rende attorno all’1,65% e a cinque anni meno del 3,15%)? La risposta la conosce qualsiasi intermediario, sono praticamente solo banche e compagnie assicurative, gli stessi soggetti insomma che sia pure “prenotando” (ma per ora non emettendo neanche un euro) i Tremonti-bond stanno cercando di mettere fieno in cascina per evitare di ricorrere alla “generosa” mano offerta dallo stato italiano. E dunque di non dover rendere conto a nessuno, governo in testa, dell’operato dei propri vertici.

Tutto legittimo, per carità, visti anche i precedenti dell’infausta stagione vissuta in Italia dal secondo dopoguerra agli anni novanta, in cui i vertici venivano scelti applicando il manuale Cencelli in base al colore della tessera in tasca al “banchiere”. Ma ogni medaglia ha il suo rovescio e in questo caso la lotta per “l’indipendenza” delle poltrone ai vertici del sistema creditizio italiano richiederà una ulteriore contrazione del credito ordinario. Non è un caso che già da qualche settimana tutti i principali istituti italiani stiano concedendo mutui e fidi col contagocce, allungando oltre il consueto i tempi “da lumaca” che sempre hanno contraddistinto l’operare del poco efficiente (e pochissimo amante della concorrenza) sistema creditizio italiano, con buona pace di Tremonti quando sostiene che sarebbe stato proprio il “non parlare inglese” avrebbe a porre le nostre banche al riparo dalla crisi finanziaria mondiale.

Così non stupisce di leggere su un sito di gossip come Dagospia.com del “direttore di una banca del Nord-Est” che candidamente ammette che “riuniremo i direttori di filiale per spiegare che dobbiamo concedere meno mutui e meno fidi, tanto neppure un mutuo ipotecario a trent’anni ci renderebbe come un bond Unicredit o Montepaschi”. Verissimo: in un mercato del lavoro reso sempre più precario dalla politica degli ultimi governi e dalla globalizzazione dell’economia mondiale il “signor Rossi” rischia sempre più spesso di perdere il lavoro e il mutuo salta (se poi è un lavoratore autonomo può anche farsi benedire, per lui il mutuo resta quasi sempre un miraggio), ma Unicredit, Mps e le altre grandi banche italiane non possono saltare quindi perché non approfittarne?

Chi non l’ha fatto subito non si dispera: a breve dovrebbero lanciare i propri bond anche Intesa Sanpaolo e Banco Popolare, solo per dire due dei nomi che circolano in questi giorni nelle sale contrattazioni dei principali intermediari italiani. Fino a quando andrà avanti il gioco? Fino a che tutti si saranno contemporaneamente indebitati con tutti e a tutti avranno fatto prestito. Creando un ennesimo mare di carta da ricollocare gradualmente sul mercato appena sarà possibile. Poi forse a quel punto, con una situazione formalmente più stabile e tassi d’interesse nuovamente in crescita le banche troveranno più conveniente tornare a prestare soldi al signor Rossi. Sempre che questi sia sopravvissuto nel frattempo, altrimenti peggio per lui, del resto tutti i “grandi condottieri” sono passati alla storia per aver vinto battaglie dove a morire, a migliaia, erano i loro soldati e al più qualche colonnello o generale di contorno.

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