Gli informatici salveranno l’Italia

9 Giugno 2012 di Andrea Latino
Categoria: Notizie | 2 Commenti

​Oggi ho letto una piccola perla su Lo Spazio della Politica, a firma di Francesco De Collibus. S’intitola “Pizzarotti: la vera rivincita dei nerd” (e al di là del titolo a mio parere non proprio azzeccato), conduce, partendo dall’analisi del candidato del MoVimento 5 Stelle, una riflessione sulla figura dell’informatico – nel senso più ampio possibile del termine – in Italia:

E non c’è solo Pizzarotti certo. Ma chi sono allora questi informatici che adesso comandano Parma, la città che tra Parmalat e Comune rischia di diventare famosa come la città dei due buchi? Manca in Italia una descrizione precisa dei lavori dell’Information Technology, anche a livello di immaginario. Non basta più dire “lavoro con i computer”, perché ormai tutti lavorano con i computer.

Francesco non è il primo che s’interroga in proposito, e soprattutto possiamo rassicurarci sul fatto che non siamo così indietro come potremmo credere: ci si sono soffermati recentemente Jane Hu su The Awl e Michael Poh su Hongkiat:

In a world run by computers and networks, the person who exhibits proficiency in such systems wields a significant amount of control over the world. Movie portrays hackers as being able to do wonders and bring the world to its knees, be it for the better or for worse. Ultimately, it boils down to one theme: knowledge is power.

The more you know about how something works, the better you will utilize it. If you know how the world works, wouldn’t you have an edge over everyone else? This is how it is with geeks. The world today is technology-saturated, and they are the technology and computer enthusiast who can understand and use it best.

The more the world is moving towards a dependence on information, the more revered these geeks are relied upon to deliver the knowledge. So you see, the geeks hold an important status in our society because we would eventually be unable to function without their guidance.

In virtù di questa riflessione, ancora più puntuale ritorna una massima di Carl Sagan:​

“Viviamo in una società dipendente da scienza e tecnologia, in cui difficilmente qualcuno sa qualcosa di scienza e tecnologia.”

— Carl Sagan

La cosa più sconvolgente è che la maggior parte di quelli che ne sono esterni, per scelta o vicissitudini, ancora snobbano queste “abilità” bollandole come “secondarie” o come ” da nerd informatico”, esprimendo un malcelato disprezzo e pregiudizio, spesso rafforzato da modelli machistici dei quali, ahimè, facciamo ancora molta fatica a liberarci:

Cosa sa il mondo di questi informatici? Non si è andati oltre una rappresentazione stereotipata e irreale, degna del telefim “The IT Crowd”. Il genietto del computer, sociopatico, sperso tra modem impolverati, necessario, ma a malapena tollerato, incapace di comprendere le esigenze del business e della società strutturalmente incapace di dialogare con le donne, inattivo, timido, pigro, pieno di fissazioni. Frustrati sessuali cronici, che si infilano l’ovatta nel costume per acchiappare in spiaggia, come ne “La rivincita dei Nerd”.

E se invece queste nuove figure, un ibrido tra una competenza strutturata e profonda della Rete e della conoscenza veicolata tramite essa e il vivere sociale quotidiano, non fossero altro che l’adattamento evolutivo ideale dell’essere umano alla società dell’informazione?

Si tratta di una ipotesi azzardata, lo ammetto, eppure ne ritrovo testimonianza ogni giorno. Come me, ci sono decine di ragazzi che ogni giorno si “nutrono” letteralmente di informazioni, articoli, spunti da fonti disparate in diverse lingue, pur non essendo giornalisti. Formando così una piccola elité, un microcosmo in constante espansione di giovani iperinformati e allo stesso tempo consapevoli del mondo esterno e della loro realtà locale, capaci di comprendere contesti multiculturali e multidisciplinari e spaziare tra dimensioni differenti, combinandole.

​Questo comportamento sembra pagare, ancora una volta “letteralmente”:

I giovani informatici hanno ancora buone possibilità compiere il miracolo italiano, ovvero ottenere uno stipendio mensile, il mutuo per la casa, una famiglia, dei figli e tante altre cose incredibili che i genitori ci hanno raccontato per anni, ma alle quali non abbiamo mai creduto per davvero, tipo Babbo Natale..

​Francesco continua, delineando uno spaccato oserei definire “cavalleresco” di queste nuove figure, in cui mi ritrovo molto:

Il lavoratore dell’IT ha l’approccio vincente nella società della conoscenza. Egli non sa tutto, ma sa dove procurarsi le informazioni di cui di volta in volta necessita. Il suo background è misto. Può essere un diplomato che lavora da una vita, un ingegnere, un matematico, o anche umanista. Tuttavia la rappresentazione  che ha di sè non dipende mai dai suoi studi. Il rispetto tra informatici non deriva dalla gerarchia o dalle classi sociali, ma unicamente dalle competenze dimostrate, dalla voglia  costante di insegnare ed imparare dagli altri, e soprattutto, dalla disponibilità verso chi ha bisogno di aiuto.

Leggete tra le righe quella scintilla di post-ideologia? Il superamento del classismo come chiave di lettura della società e l’ingresso prepotente in scena di un modello collaborativo basato sulla competenza e sul raggiungimento di risultati (il cosiddetto “being objective-oriented“, che va molto di moda sui curriculum di LinkedIn ma che non è per nulla inflazionato)?

Il passo successivo risulta naturale, visto che tutte le elité figlie del vecchio secolo, in Italia, sembrano aver esaurito la loro spinta propulsiva:

La cosa importante non è affermare un proprio pensiero  da capobranco alfa, ma solo risolvere i problemi, perchè solo allora, tipicamente si viene lasciati un po’ in pace. Vi rendete conto che razza di classe politica con gli attributi può venire fuori da persone del genere? Per anni gli informatici sono stati considerati gli ultimi, i reietti della società. Forse è per questo che ora, tra Zuckerberg, Page e Brin, stanno ereditando la terra?

E voi che ne pensate? I commenti sono a vostra disposizione.