Dove nascono gli euro?

15 Giugno 2012 di Luca Spoldi
Robin Hood
Categoria: Finanza / Sherweb | Commenta

Con una battuta delle sue l’ex premier italiano Silvio Berlusconi ha di recente proposto: per risolvere la crisi la Banca centrale europea (Bce) deve stampare più euro o sarà la Zecca italiana a provvedere direttamente. Tralasciando lo sciame “sismico” di polemiche seguite cerchiamo di capire a chi competa stampare o coniare euro tenendo presente che la quantità di “moneta” viene costantemente monitorata dalla Bce sia per trasferire da un paese all’altro eccessi di banconote o monete che vengono smistate a paesi che rischiano di rimanerne a corto, sia per evitare che il numero e il controvalore degli euro in circolazione superi gli obiettivi fissati dalla Bce la quale a sua volta li elabora tenendo conto delle previsioni sull’andamento futuro dell’inflazione (a parità di altre condizioni una maggiore quantità di circolante genera semplicemente una maggiore crescita dei prezzi al consumo, non della ricchezza).

Va chiarito che, come forse era intuibile già da quanto detto sopra, a decidere quando e quanti euro stampare sotto forma di banconote (prodotte in sette tagli, dai 5 ai 500 euro) è la Bce stessa, mentre le monete metalliche (di cui circolano otto tagli, da 1 centesimo a 2 euro) sono di competenza nazionale, così ogni banca centrale si regola da sé (anche per quanto riguarda le monete commemorative e le serie per collezionisti), peraltro solo dopo che la stessa Bce ha approvato la quantità che ogni Stato membro può produrre per soddisfare il proprio fabbisogno. Risultato: a fine aprile 2012 circolavano in tutta Europa 14,617 miliardi di banconote (di cui il 40,6% rappresentato da banconote da 50 euro e il 18,8 da 20 euro, i due tagli più diffusi), corrispondenti a un valore di circa 874 miliardi di euro e 98,85 miliardi di monete, per un valore di poco superiore ad altri 23,1 miliardi di euro.

Riconoscere le singole zecche nazionali che coniano moneta metallica in euro è possibile grazie a una raccomandazione della Commissione Ue del 2008, in base alla quale “le facce nazionali di tutti i tagli di monete in euro destinate alla circolazione devono recare l’indicazione dello Stato membro di rilascio mediante il nome dello Stato membro o una sua abbreviazione”. Raccomandazione raccolta finora solo in parte, così ad esempio se gli euro tedeschi sono contraddistinti dalle lettere A (zecca di Berlino), D (zecca di Monaco di Baviera), G (zecca di Stoccarda), F (zecca di Karlsruhe) e J (zecca di Amburgo), quelli spagnoli riportano la sigla ESPANA e la lettera M (zecca di Madrid), quelli francesi hanno la sigla RF, quelli greci furono inizialmente coniati dalle zecche finlandese (lettera S), spagnola (lettera E) e francese (lettera F), ora vengono coniati dalla zecca di Atene senza sigla identificativa.

Gli euro italiani presentano sia il monogramma a lettere sovrapposte RI (Repubblica Italiana) sia la sigla R (zecca di Roma), utilizzata anche per gli euro di San Marino e della Città del Vaticano (sempre coniati a Roma) anche se si tratta di paesi come il Principato di Monaco (che si fa coniare i suoi euro dalla zecca francese senza alcun simbolo identificativo) e dal prossimo anno il Principato di Andorra (che farà coniare i suoi euro da Francia e Spagna) che non fanno parte della Ue ma sono stati autorizzati ad utilizzare la moneta unica in forza delle convenzioni esistenti con Italia, Francia e Spagna.

Detto per inciso anche per le banconote la sigla riportata prima del numero di serie consente di risalire alla banca centrale che ha commissionato la stampa, che non corrisponde necessariamente all’istituto che ha materialmente stampato le banconote. Per l’Italia la sigla è S, per la Germania X, per la Spagna V, per la Francia U e per al Grecia Y. Se volete conoscere tutti i codici o sigle identificative degli euro “nazionali”, potete controllare sul sito della Bce e ottenere la risposta sia per le banconote sia per le monete metalliche.

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