Grupon, e gli investitori avidi

11 Luglio 2012 di Mauro Lattuada
Little John
Categoria: Tecnologia | 1 Commento

Gli errori sono umani, accadono a tutti, sono involontari e accadono per caso. Gli errori, e la storia di Gorupon nasce da un errore. E’ vero che gli errori sono casuali, è anche vero che tutti sappiamo che “quando è troppo bello per essere vero, è Ponzi”. Per i meno esperi Ponzi ideò la truffa che ha reso famoso sia lui che Madoff, e molti altri come Tanzi e meno noti truffatori.
Ora, le mie sono solo posizioni di principio, non volgio con questo dire che si sia usato il metodo Ponzi, dico solo che i dubbi vengono a quanto si apprende sui trascorsi di Erick Cefofsky. Uno che davanti alla più grande operazione di borsa dal 2004, da Google, rifiuta le advances del big o ha due palle così, o ha paura della due dilgences. Se ti va bene quella (visto che nessuno comunque ha evidentemente analizzato le cifre) ed hai promesso 700 milioni di guadagno, c’è anche il caso che qualcuno ci tenga ad averli, e potrebbe non essere pacifico nel farlo.
I dubbi vengono anche agli investitori, quando si accorgono che la curva di crescita, rispettata tra le Business Intentions e le performance effettive, non risulta altrettanto entusiasmante dal punto di vista economico. Invcredibilmente gli utenti arrivano, e tanto, e spendono, tanto quant’è la spesa in adv che l’azienda effettua, ma sul piatto non rimangono tanti soldi quanti ne erano previsti nel progetto.
La differenza non è poca, parliamo di soldoni, e gli analisti ricominciano ad incrociare dati e non capiscono. Non capiscono, sarà un errore tecnico, qulcuno avrà dimenticato, che ne so, una riga. Si, una riga, era proprio stata dimenticata una riga. Ma non quella del super stipendio di un qualche manager, o strani costi non dichiarabili che potrebbero far parte del gioco, no, una riga secondaria come la cancelleria o la pubblicità di Google ADV?
No, ai nostri eroi (e agli analisti che hanno avvvallato l’entrata in borsa del gruppo imprenditoriale con un’idea giovane, ed innovativa) era scappata la riga in cui, dopo aver incassato ed erogato il coupon, capitava che il ristoratore il coupon lo presentasse a loro, e loro gli dovessero ridare l’85% del valore dello stesso. Ovvero vendevano, ma non compravano mai. Forse immaginavano originariamente di non violer mai pagare i fornitori, e si sono dimenticati di correggerlo prima di andare in borsa, chissà.
Fatto sta che questi geni del prodotto ma non, evidentemente, della pianificazione finanziaria hanno raccolto ben 12,6 miliardi da investitori convinti di investire su un’idea nuova che prometteva di rendere un sacco di soldi, pure troppi. E chi li aveva valutati era arrivato a parlare di 21 miliardi…
Ed è da questo parametro, secondo me, che si misura la differenza tra una truffa subita e una truffa auto inferta. Sento spesso parlare di persone truffate, l’ultimo stava comprando una slk pagando solo 13.000 €, ed è rimasto molto stupito di esserci cascato. Io no, ma non perchè mi ritenga più furbo o più bravo, solo perchè applicando delle banalissime regoloe di mercato è possibile capire se l’affare è possibile o estremamente a rischio, e se ho valutato di assumermi quel rischio significa sia che posso permettermelo, sia che ne ho valutato tutti gli aspetti. L’avarizia qualcuno la chiamava peccato capitale, se non erro.

Non faccio i miei complimenti a chi ha draghettato in questo modo Groupon in borsa, mi limito solo a dire agli investitori che giudicare Zuckemberg perchè arriva in felpa e cappuccio e pc nello zainetto, dopo che in giacca e cravatta vi siete appena fatti soffiare 12 miliardi spiega a tutti che è giusto farlo. Anche se non è un bel messaggio, mi limito a ricordarvi la differenza che passa tra una truffa subita e una auto inferta, ora aspettiamo il giudizio della SEC. Che dal 3 di Aprile ha deciso che era ora di dare un’occhiata a sti conti tanto belli e promettenti

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