Quando il venture è un trafficante

5 Giugno 2012 di Salvatore Gaziano
Robin Hood
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Una “multinazionale del narcotraffico” viene smantellata dai carabinieri del Ros. E dai particolari emersi si scopre che a gestire tutte le fasi del traffico, dall’approvvigionamento allo stoccaggio fino alla distribuzione, era un’organizzazione bulgara in combutta con l’ndrangheta calabrese. Il “boss” (come veniva definito nelle intercettazioni)? Un miliardario bulgaro, ex protagonista della new economy: Evelin Banev detto “Brendo”.

E’ considerato uno degli uomini più ricchi e influenti di Bulgaria, imprenditore seriale, venture capitalist, ex campione di wrestlig, immobiliarista e playboy ma per l’origine della sua ricchezza e le sue frequentazioni da anni suscitano diversi interrogativi e sospetti di rapporti privilegiati con la criminalità organizzata. Ora i nodi sembrano essere venuti al pettine e Evelin Banev detto “Brendo” è stato arrestato da qualche giorno in Bulgaria con l’accusa di essere a capo di un’organizzazione criminale che fra Svizzera e Italia (soprattutto Piemonte, Lombardia e Veneto) avrebbe gestito un traffico di droga (cocaina) di 50 tonnellate l’anno.

Un’operazione internazionale clamorosa (con arresti in Italia ma anche in Bulgaria, Spagna, Olanda, Slovenia, Romania, Croazia, Finlandia e Georgia)  e che ha preso l’avvio proprio dall’Italia da un’indagine avviata nel 2005 dai carabinieri del Ros e che coinvolge poi la procura distrettuale antimafia di Milano, la direzione centrale per i servizi antidroga, il servizio di cooperazione internazionale di polizia, l’unità europea di cooperazione giudiziaria Eurojust e  le autorità bulgare e spagnole.

E’ l’indagine nei confronti di un componente calabrese riconducibile alle cosche di Rosarno (RC) che mette in moto un’inchiesta durata anni che parte dai “pesci piccoli” per arrivare a cercare di individuare i “pesci grossi”.

Emerge così un quadro criminale e di traffico della cocaina di dimensioni internazionali dove spicca l’attività di brokeraggio della componente bulgara anche in favore di altri gruppi italiani e stranieri con base di partenza l’Argentina e centrale operativa per l’Italia a Milano e in Spagna ad Alicante.

I primi carichi intercettati arrivano da Santo Domingo via aereo ma il grosso dei flussi del narco traffico si scopre grazie alle intercettazioni che arrivano via mare tramite lussuosi yacht, velieri e catamarani appositamente modificati.

In Italia un’organizzazione (e secondo le indagini sono coinvolti i fratelli Cattelan, Fabio e Lucio) si occupa di predisporre le barche e reclutare gli skipper che dai Caraibi navigavano da e verso i porti turistici della Spagna e delle isole Baleari luogo di approdo e di primo stoccaggio della cocaina. Che viene successivamente trasferita in Italia, ma anche in altri paesi europei e in Croazia dove dimoravano il trafficante padovano Antonio Melato ed il figlio Alessandro. Sono loro che tengono i rapporti per l’Italia e si occupano delle spedizioni secondo il Ros.

Il traffico dei corrieri della droga non va sempre liscio perché a ostacolarne l’attività non ci sono solo le forze di polizia ma anche le avverse condizioni climatiche. Accade, infatti, nell’ottobre 2006 che gli skipper torinesi Guido Massolino e Antonio D’Ercole, ingaggiati dai fratelli Cattelan scompaiono nell’Atlantico mentre cercano di raggiungere il “punto nave” fissato dai trafficanti per il trasferimento dello stupefacente dall’imbarcazione madre al veliero che conducono. Sono gli stessi familiari all’oscuro dell’attività dei due “scomparsi” a denunciarne le scomparsa all’autorità giudiziaria che tessera dopo tessera scopre le vere motivazioni della misteriosa scomparsa e dalle intercettazioni con alcuni trafficanti la conferma del ruolo di “skipper” della cocaina.

Ma la vera grande sorpresa deve ancora arrivare ed è la mole del traffico di droga che c’è dietro a questo pista e chi ne è sospettato di essere il principale organizzatore.

Emerge così il nome di Banev Evelin Nicolov, detto Brendo, miliardario bulgaro la cui fortuna è stata stimata in centinaia di milioni di dollari. Fortuna costruita anche durante la new economy con l’ingresso e poi l’uscita come azionista in aziende dotcom come GeoCities, una internet company poi acquisita nel 1999 da Yahoo per 3,6 miliardi di dollari e poi in Svizzera di Think Tools, una società le cui azioni balzarono nel primo di giorno di quotazioni nel 2000 da 270 franchi svizzeri a 1050.

Da tempo Evelin Banev – Brendo (la cui influenza anche nella politica bulgara viene considerata significativa) era nel mirino della polizia bulgara per i sospetti sulla sua attività criminale.  E dalla Bulgaria conduceva gli affari in tutto il mondo della sua holding Private Finance Union con decine di società controllate.

Sarebbe proprio questo “venture capitalist” la mente criminale di questo gigantesco traffico di droga che metteva insieme mafia bulgare e cosche calabresi della ndrangheta con i narcos mondiali che a partire dal Venezuela e dalla Colombia, facevano scalo nei porti del Mediterraneo come Alicante in Spagna o l’isola di Madeira in Portogallo.

Per l’arresto di Banev è stato fondamentale però la collaborazione delle autorità svizzere che in base alla normativa anti-riciclaggio hanno proceduto al fermo del miliardario bulgaro mostrando piena collaborazione con le autorità bulgare e italiane per arrestare colui che appare come una delle principali “teste” del traffico internazionale di droga europea.

Secondo l’accusa e quanto spiegato dal comandante del Ros, generale Giampaolo Ganzer a conclusione di quest’operazione denominata “Magna Charta” era proprio questo uomo d’affari bulgaro e “venture capitalist” a giocare il ruolo di mente e finanziatore, investendo enormi capitali anche nell’acquisto di costose imbarcazioni transoceaniche, poi modificate per il trasporto della droga oltre che nel successivo ingaggio degli equipaggi.

Banev è stato arrestato il 16 maggio nella città del Mar Nero di Sozopol in un’operazione internazionale di polizia speciale il cui nome in codice per la polizia bulgara è “Cocaina Kings” insieme ad altri 15 bulgari, 12 italiani, uno sloveno, uno rumeno e uno georgiano.

Per due volte in questi questa retata internazionale è stata sospesa per fuga di informazioni e nel 2007 fu perfino un magistrato bulgaro, oggi non più in servizio, ad avvisare Evelin Banev che la polizia internazionale era sulle sue tracce. Dopo il maxi sequestro di  ingenti quantità di cocaina sui su velieri come il “Blaus VII” e l'”Oct Challenger” e l’arresto di sette membri dell’equipaggio la malavita prova a rifarsi ma la “soffiata” convince la gang criminale-finanziaria a rimandare il tutto. Ci vogliono altre prove per incastare Banev (il cui arresto in Bulgaria è anche un caso politico, essendo questo imprenditore vicino al passato governo) e vanno avanti così le indagini patrimoniali che consentono di scoprire l’individuazione in Svizzera di numerosi rapporti bancari e finanziari ed il sequestro di una somma complessiva ammontante a circa 10 milioni di euro che Banev non sa giustificare sufficientemente ai banchieri svizzeri come provenienza. Per la polizia bulgara questa è la “pistola fumante” che consente di arrestare Evelin Banev per riciclaggio di denaro da stupefacenti, traffico di droga e contrabbando mentre è in arrivo  dall’Italia la rogatoria internazionale che vede incriminato l’uomo d’affari bulgaro da parte delle autorità italiane per traffico internazionale di droga e tutto il dossier che è stato raccolto su suo conto in questi anni dai carabinieri dei Ros.

E tutto è iniziato nel 2005 da un’indagine avviata in Piemonte nei confronti di una componente calabrese riconducibile alle cosche di Rosarno (RC) ed in particolare alla famiglia Bellocco per capire che giro faceva la cocaina che arrivava a Torino. Come è piccolo il mondo….

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